E’ importante imparare a riconoscere quelli che possono essere i segni di disagio, i comportamenti e i sintomi che sono espressione precoce di un DCA, indirizzando così la persona che presenta tale malessere alle figure sanitarie specializzate nel trattamento di questa patologia.
Di seguito elenchiamo alcuni possibili segni precoci:
Per diagnosticare una Anoressia Nervosa ci deve essere la presenza contemporanea di alcune caratteristiche patologiche.
La Anoressia Nervosa si sviluppa a partire da una rigida osservanza di una dieta ferrea che comporta la riduzione delle quantità e delle qualità degli alimenti assunti e talora l’abolizione dei pasti. Con il progredire della malattia, quando non è più possibile tollerare la fame prolungata, di solito si verificano le prime abbuffate. A questo punto molte persone iniziano ad indursi il vomito, ad assumere farmaci lassativi e/o diuretici oppure ad effettuare lunghe sedute di fitness nel tentativo disperato di continuare a controllare il proprio peso nonostante le abbuffate.
Un Indice di Massa Corporea inferiore a 17,5 è sicuramente un segno di sottopeso particolarmente sospetto soprattutto se questo non può essere spiegato dalla presenza di malattie di altro genere.
Per diagnosticare una Bulimia Nervosa ci deve essere la presenza contemporanea di alcune caratteristiche patologiche.
Durante un’abbuffata, vengono consumati alimenti in quantità decisamente superiori a quelli che la maggior parte delle persone riescono a consumare in singoli pasti. Una abbuffata di solito si accompagna alla sgradevole sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o controllare cosa e quanto si sta mangiando. La perdita di controllo seguita da emozioni negative (rabbia, tristezza) e da sensi di colpa.
La persona che soffre di Bulimia Nervosa spesso ha un peso nella norma.
Il Binge Eating Disorder, ovvero Disturbo da Alimentazione Incontrollata, viene diagnosticato in persone che di solito sono in sovrappeso e che manifestano alcuni sintomi di patologia del comportamento alimentare senza però rientrare nella diagnosi di Bulimia Nervosa.
Questi individui non presentano mai un peso normale. Si è visto che il BED è presente nell’1-4% dei soggetti obesi e nel 20-30% degli obesi che richiedono un trattamento specialistico per la loro obesità. La probabilità di soffrire di un BED pare aumentare con l’aumentare della gravità dell’obesità dell’individuo.
L’Indice di Massa Corporea detto anche IMC o BMI (dall’inglese: Body Mass Index) è un numero che esprime il rapporto esistente tra il peso in chilogrammi di una persona ed il quadrato della sua altezza espressa in metri. L’IMC è considerato un indice molto più attendibile del solo peso corporeo per definire le caratteristiche fisiche di una persona. Per questo motivo viene di solito usato per la diagnosi delle patologie nutrizionali. Per calcolare il vostro IMC:
La formula è:
IMC – BMI= Peso (kg) : Altezza (m)2
IMC – BMI= 45 : 1,70 x 1,70 = 15,5
Si considera normale un IMC compreso tra 18,5 e 24,9. Un IMC inferiore a 18,5 indica sottopeso, un IMC compreso tra 25 e 29,9 indica sovrappeso, mentre un IMC superiore a 30 indica obesità.
Il paradosso alimentare in cui viviamo immersi fa sì che, mentre un cinquanta per cento della popolazione del pianeta convive ancora con gradi variabili di fame, nell’altra metà si alternino patologie del comportamento alimentare dei più vari tipi.
La più diffusa tra queste patologie è l’obesità.
Bisogna capire che alle origini dell’umanità, e per gran parte della storia dell’uomo, i pasti erano un evento casuale e irregolare. La specie umana si è evoluta così in un mondo dove la disponibilità di cibo non era mai certa e per sopravvivere ha dovuto imparare ad accumulare riserve energetiche per i momenti di fame futura.
Nell’uomo, come del resto in tutte le specie animali, il grasso è l’organo deputato a svolgere questo compito.
La capacità di accumulare grasso è dunque fondamentale per la vita, particolarmente se una persona vive in un luogo e/o in una condizione dove l’approvvigionamento di cibo non è garantito.
Quando però una persona vive in un luogo dove l’approvvigionamento di cibo è addirittura eccessivo rispetto alle sue necessità e ne abusa, alimentandosi in maniera eccedente ai suoi fabbisogni, ecco che si verifica il fenomeno dell’obesità.
Una percentuale significativa (fino al 30%) di grandi obesi soffre di un Binge Eating Disorder.
L’obesità ed il soprappeso sono condizioni in cui l’aumento di peso (prevalentemente dato da grasso) è tale da danneggiare la salute. Tale aumento è causato da un eccesso di apporto energetico rispetto alle energie spese.
La prevalenza del soprappeso e dell’obesità sta continuando ad aumentare in modo preoccupante, l’organizzazione Mondiale della Sanità nel 1998, per i pesi occidentali, ha parlato di “epidemia globale”.
Il soprappeso e l’obesità si sviluppano per l’interazione di fattori genetici ed ambientali, che determinano nel lungo periodo un bilancio energetico positivo (le calorie assunte con l’alimentazione sono maggiori di quelle consumate). Le persone obese sono più soggette ad acquisire malattie croniche, molte delle quali riducono l’aspettativa di vita. Oltre agli effetti fisici, sussistono anche notevoli effetti psicologici e sociali. La perdita di peso nelle persone obese ed in soprappeso può ridurre le complicanze fisiche, metaboliche, endocrine e psicologiche, spesso drasticamente, e può ridurre soprattutto la mortalità legata all’obesità.
Tradizionalmente la terapia del sovrappeso e dell’obesità si è incentrata, prevalentemente, ai cambiamenti comportamentali ed ai livelli di attività fisica, dando scarsa attenzione ai modi di pensare dei pazienti (processi cognitivi);
nel programma d’intervento cognitivo-comportamentale, a fianco alle principali strategie comportamentali usate per favorire una salutare perdita di peso, vengono utilizzate innovative procedure per identificare e discutere i pensieri disfunzionali che portano ad abbandonare il tentativo di dimagrimento e a recuperare il peso perduto.
Nel trattamento dell’obesità, la difficoltà maggiore, non è tanto la perdita di peso, ma il mantenimento del peso perduto nel tempo. Per raggiungere tale scopo, particolare attenzione viene posta all’identificazione e alla modificazione degli obiettivi irrealistici di peso e alla risoluzione di eventuali problemi (chiamati obiettivi primari) che spesso le persone affette da sovrappeso e obesità cercano di risolvere con il dimagrimento, come ad esempio l’immagine corporea negativa, la scarsa sicurezza di sé e i problemi interpersonali. Il trattamento inoltre pone la massima attenzione allo sviluppo di una relazione collaborativa e di fiducia reciproca tra terapeuti e paziente, con lo scopo di creare uno spazio in cui il paziente si sente totalmente accolto e supportato nell’affrontare le sue difficoltà..
La più importante conseguenza a lungo termine dell’obesità infantile è il suo protrarsi nell’età adulta.
Il rischio aumenta con l’aumentare dell’età del bambino e con la gravità dell’obesità.
Il bambino portatore di un problema di soprappeso ed obesità può presentare molte complicanze tipiche dell’adulto, comprese alcune condizioni di disagio psico-sociale, importanti.
Il trattamento dell’obesità in età evolutiva si rivela più efficace che nelle età successive.
In Italia i risultati raccolti dal ministero della salute nel 2001 indicano che la prevalenza del soprappeso, sommato all’obesità in bimbi di 9 anni era del 36%, che è uno dei valori più alti in Europa.
Terapia
Per un’età inferiore ai 7 anni, l’obiettivo non è la perdita di peso ma evitare un aumento ponderale, a meno che non siano già presenti complicanze dell’obesità. L’intervento per il soprappeso nei bambini avviene ad ampio raggio , attraverso un percorso breve che coinvolgerà insieme bambino e famiglia. Esso mira a valorizzare le competenze del bambino, aiutarlo ad acquisire nuove abilità per ridurre il rischio del disagio legato alla consapevolezza del soprappeso e nello stesso tempo accompagnandolo a modificare in modo salutare l’alimentazione e l’attività fisica.
L’obiettivo generale è quello di riportare i bambini e le loro famiglie ad avere un rapporto più naturale con l’alimentazione.
In questo processo è di primaria importanza il coinvolgimento dei genitori e di tutte le figure significative che costituiscono l’ambiente di riferimento.
Il trattamento del soprappeso e dell’obesità del bambino differisce dall’intervento sull’adulto perché:
si ottengono migliori risultati a lungo termine.